La difficoltà di chi si mette al lavoro su di sé usando il rilascio emozionale è solo iniziale, è solo comprendere che, anche quando non si intravvede chiaramente, c’è un preciso meccanismo all’opera, che a volte si traveste da tutt’altro: una scelta plausibile, un atteggiamento consueto o abituale, persino un “normale” sintomo fisico.
Il problema, in effetti, spesso c’è, ma non si vede, e questo può confondere le idee, o essere frustrante. Il cervello emotivo sa bene come travestirsi da istanza razionale o da normalità. Occorre pazienza, attenzione, ascolto e un pizzico di esperienza, ma una volta stabilito quale bisogno sta producendo quel particolare effetto e quale senso abbia per il cervello emotivo – e quindi da dove è meglio partire per il trattamento – il comporre l’esercizio e dare modo al sistema stesso di rielaborare la situazione in tempo reale diventa quasi un gioco.
Una fastidiosa “tossetta”
Giorni fa, mentre ero ancora in vacanza, ho conversato con una donna che, non sapendo esattamente quale fosse la mia professione, ma sentendo i presenti dire che faccio il medico, mi ha chiesto un consiglio su un suo particolare disturbo. Da qualche tempo aveva cominciato a soffrire di una irritazione alla gola che le produceva, oltre che un’alterazione della voce, anche una fastidiosa tossetta, aggravata di notte. Sentito il suo medico di famiglia, dopo un colloquio telefonico ha avuto da lui la diagnosi di probabile reflusso laringo-faringeo, procurato dalla risalita di succhi gastrici nella gola, attraverso la non perfetta chiusura della valvola che permette di sigillare il contenuto dell’esofago una volta avviato verso lo stomaco. Il medico le ha consigliato di dormire con il busto sollevato e di usare dei protettori della mucosa, in attesa del rientro dalle vacanze e di fare i dovuti accertamenti. Risultato: per qualche tempo dopo l’ingestione di questi protettori sembra andare meglio, ma poco dopo il problema si ripresenta e, soprattutto, la notte il sonno è funestato da questa irritazione e non di rado dalla tosse.
Spesso, quando è in primo piano la gola ed è presente una tosse irritativa, ci sono motivi subconsci di conflitto riguardanti quello che si vorrebbe dire ma viene trattenuto: vorrei tanto protestare, per esempio, ma se lo faccio perdo il consenso. Così, ho chiesto alla signora di darmi qualche informazione su situazioni che lei potesse vivere come conflittuali. In realtà, mi dice subito che con il marito pochi giorni prima della partenza per le ferie hanno deciso – per meglio dire, lui ha deciso – di chiudere la loro relazione e di separarsi. Qualche segnale di malcontento era già emerso, ma niente di dichiarato o esplicito. Hanno anzi deciso, dopo un burrascoso e breve colloquio in cui lui ha “aperto il vaso di Pandora” e le ha detto chiaro e tondo che vuole divorziare, adducendo una serie di pretesti, di partire comunque per la vacanza, anche se poi, una volta arrivati a destinazione, ognuno avrebbe preso alloggio in posti diversi. Lei, infatti, si è sistemata a casa di una amica, mentre lui è in albergo. Al rientro, lui andrà a stare altrove.
Chiedo alla signora come la fa stare, questa situazione abbastanza particolare. “Anche se sto cercando di farmi andare bene la sua scelta, perché sono sicura che sia ormai irreversibile, non riesco tanto a farmi andare giù il modo in cui si sono svolte le cose: la situazione ambigua e faticosa, la violenza verbale e il suo tentativo di addossare ogni responsabilità a me. Se c’erano tante cose che non gli andavano bene, perché non me le ha dette prima? Comunque, lui è veramente “acido” e intrattabile, ed è un bene che in questi giorni ci vediamo poco; io forse lo sarei altrettanto, ma mi sono dovuta trattenere. Però sì, se ci penso mi sale ancora l’acido”.
Il sintomo come metafora
Capita spesso, che il sintomo parli in modo così chiaro. A volte il protagonista non si rende conto di usare metafore tanto esplicative di ciò che sta succedendo “al piano di sotto” rispetto alla normale coscienza, ma all’ascoltatore attento non possono sfuggire. Faccio notare questa interessante analogia tra il disturbo e quanto sta vivendo in questo periodo, e la donna è in effetti sorpresa della precisione con cui il suo corpo sta esprimendo quello che lei stava faticando a vedere con chiarezza e ad agire.
Le propongo, come una specie di gioco, di provare a dichiarare cosa sta succedendo dentro di lei, dando voce alle emozioni; io la aiuterò a comporre le intenzioni della sua parte emotiva, interessata a proteggerla, e faremo un esercizio di FastReset® per aiutare a trasformarle. Accetta e, dopo un breve colloquio in cui le spiego il procedimento, lavoriamo con questa frase: “Il mio sgomento per l’acidità espressa di mio marito e per la mia trattenuta mi vuole proteggere dal dolore, dalla fatica, dall’umiliazione, dall’offesa, dalla critica acida e da una realtà inattesa, fuori controllo e misura, stupefacente, misera e rivelatrice”. Terminato l’esercizio con lo spostamento dell’attenzione sulle mani, sottolinea di avere compreso che, da parte sua, l’acidità serve a “digerire” quello che è difficile da digerire, e che quando “le sale l’acido” si tratta dell’impulso a controbattere, che è bloccato perché la esporrebbe al conflitto. Inoltre, è anche lei, in realtà, che non sopporta più lui e questa situazione e che si sente globalmente “inacidita”.
Un passato che ritorna
Chiedo ora alla donna di rammentare se ha vissuto in precedenza sensazioni simili a quelle attivate dall’attuale situazione con il marito. Le chiedo di andare, possibilmente, con la memoria a eventi precoci, quando dipendeva da persone più grandi, in famiglia o a scuola.
Anche se non c’è un ricordo preciso, la sensazione che prova ora è molto simile a quando riceveva commenti “acidi” da uno dei genitori, o che tali le sembravano, e che la facevano sentire sbagliata, inadatta o incompleta. Le chiedo quindi di tenere l’attenzione sulla sensazione come se fosse riferita a qualcosa vissuto allora, e facciamo l’esercizio come al solito, usando una frase che viene fuori piuttosto lunga e articolata: “Il mio smarrimento perché non gli va bene niente di me o di quello che faccio [qui si ferma un momento e mi dice che le sta aumentando il senso di pressione tra il collo e il torace] mi vuole proteggere dall’angoscia, dalla violenza, dal tradimento della mia aspettativa, dall’errore, dalla ferita, dal rifiuto, dal giudizio, dal sentirmi dare della stupida o incapace, dall’offesa e da una realtà inaspettata, incongruente, assurda, invivibile, ingiustificata, inutile, acida, perversa, gratuita, insensata e senza soluzione”. Subito dopo, commenta che all’epoca non avrebbe potuto esprimersi liberamente, però se ripensa ad alcuni episodi vissuti con i genitori e con il marito, ora non può esimersi dal vedere la sproporzione tra la loro reazione e quello che l’aveva prodotta.
Procediamo quindi lavorando su questo nuovo aspetto: “Il mio spiazzamento per l’entità della loro reazione rispetto all’esiguità dello stimolo mi vuole proteggere dalla minaccia, dalla violenza, dal tradimento della mia aspettativa, dalla follia, dall’ambiguità, dalla distorsione della realtà e da una realtà inattesa, ingestibile, folle, stolta, incomprensibile, difficile da giustificare e da accettare”. Finito questo “giro” di FastReset® si prende un minuto di riflessione, dopo di che mi spiega: “Finché si tratta di un genitore, passi, ma qui siamo alla pari, io e mio marito. E anche se capisco che non sei (più) a tuo agio nel matrimonio o con me e che ti stai forzando a rimanere, io ho il diritto di non dividere il mio spazio e il mio tempo con chi è così compresso da lasciarsi esplodere davanti a me. Adesso sono serena e distaccata”. Le propongo comunque una frase di rilascio: “Lascio andare dal mio smarrimento per l’entità della loro reazione rispetto all’esiguità dello stimolo tutto quello che non mi serve, non mi interessa e non mi appartiene più”. Alla fine, mi dice: “Se si vuole, se ne parla, di ogni argomento, tensione e conflitto; se no, significa che in fondo ti va bene così. Non mi sento responsabile dello stato d’animo dell’altro, ha fatto anche lui delle scelte, consapevoli o meno. Se è quello che vuole, bene, vuole dire che è ora di cambiare pagina. Mi sento bene, salda e capace. Auguro anche a lui di stare bene, ma adesso penserò a me, innanzi tutto. Grazie”.
Rivedo la signora dopo circa una settimana: stava organizzando il viaggio di ritorno con l’amica anziché con il marito, posticipandolo di qualche giorno per dare modo a lui di passare prima a ritirare le sue cose da casa. Il disturbo non si è più presentato e i suoi sonni e la sua voce sono tornati come prima. Può darsi che le servirà elaborare ulteriormente questa separazione, ma sente che sta ricominciando col piede giusto.
Ormai come operatrice Fast Reset, scopro sempre più che non ci sono limiti al suo utilizzo , ovviamente “ ascoltando” con mente aperta, chi ci riporta il proprio disagio . Che sia fisico, emotivo o mentale.
Grazie per aver descritto questo caso. E grazie al Fast Reset
Bellissima traccia di lavoro e ennesima dimostrazione del “magico potere del Fastreset”. Grazie come sempre di aver condiviso questa storia, perchè mi consente di imparare ogni giorno di più.